La nullità della consulenza tecnica d’ufficio, derivante dalla mancata comunicazione alle parti della data di inizio delle operazioni peritali o attinente alla loro partecipazione alla prosecuzione delle operazioni stesse, avendo carattere relativo, resta sanata – vertendosi in ipotesi di nullità relativa – se non eccepita nella prima istanza o difesa successiva al deposito. Tale sanatoria si verifica anche qualora l’udienza di mero rinvio della causa sia disposta dal giudice per consentire ai difensori l’esame della relazione, poiché la denuncia di detto inadempimento formale non richiede la conoscenza del contenuto dell’elaborato del consulente.
Lo ha ribadito la Suprema Corte di Cassazione – sezione sesta civile – con ordinanza del giorno 1 marzo 2016
Il caso
Un coniuge adiva il giudice del lavoro chiedendo il riconoscimento del diritto alla rendita ai superstiti di cui all’art. 85 d.P.R. n. 1124 del 1965 quale conseguenza del decesso del coniuge, titolare di rendita per malattia professionale. Deceduta la originaria ricorrente il giudizio era riassunto dai figli. Il Tribunale accoglieva la domanda.
La decisione della Corte di appello
La decisione è stata riformata dalla Corte di appello che, in accoglimento dell’appello dell’INAIL e in dichiarata adesione agli esiti della consulenza tecnica d’ufficio rinnovata in secondo grado, ha respinto la originaria domanda. Da qui il ricorso per cassazione.
I motivi di ricorso
Con il primo motivo di ricorso, deducendo violazione dell’art. 157, comma 2, cod. proc. civ., i ricorrenti hanno censurato la decisione per avere respinto la eccezione di nullità della consulenza d’ufficio di secondo grado. In particolare, premesso che il consulente di ufficio non aveva mai loro comunicato la data delle operazioni peritali e che la relazione di consulenza era stata depositata, senza il rispetto del prescritto termine, solo due giorni prima dell’udienza di rinvio fissata per il 2 maggio successivo, data nella quale avevano appreso del deposito, hanno sostenuto la tempestività della eccezione di nullità formulata alla prima udienza utile successiva a tale scoperta e cioè all’udienza del 10 ottobre 2013. Il giudice di appello aveva quindi errato nel ritenere la dedotta nullità sanata per difetto di tempestiva eccezione.
Con il secondo motivo hanno dedotto nullità della sentenza ex art. 360 n. 4 cod. proc. civ. quale conseguenza della nullità della consulenza tecnica d’ufficio.
I motivi sono manifestamente infondati.
Dalla ricostruzione operata dai ricorrenti medesimi – evidenziano gli Ermellini – risulta che gli stessi hanno avuto conoscenza del deposito tardivo della relazione peritale d’ufficio all’udienza del 2 maggio 2013 e che hanno eccepito la nullità della consulenza non in tale udienza bensì in quella del 10 ottobre 2013, alla quale la causa era stata rinviata.
Secondo la giurisprudenza della Corte di legittimità, la nullità della consulenza tecnica d’ufficio, derivante dalla mancata comunicazione alle parti della data di inizio delle operazioni peritali o attinente alla loro partecipazione alla prosecuzione delle operazioni stesse, avendo carattere relativo, resta sanata – vertendosi in ipotesi di nullità relativa – se non eccepita nella prima istanza o difesa successiva al deposito, (v. tra le altre Cass. n. 22843 del 2006 ); tale sanatoria si verifica anche qualora l’udienza di mero rinvio della causa sia disposta dal giudice per consentire ai difensori l’esame della relazione, poiché la denuncia di detto inadempimento formale non richiede la conoscenza del contenuto dell’elaborato del consulente (cfr. Cass. n. 1744 del 2011).
Ne consegue che – concludono i giudici di piazza Cavour – in base a tale condivisibile giurisprudenza, non avendo, per come pacifico, parte ricorrente, nell’udienza immediatamente successiva al tardivo deposito della relazione peritale, formulato alcuna eccezione in ordine alla nullità dell’indagine peritale, deve essere confermato l’assunto del giudice di appello che ha ritenuto ormai sanata la eccepita nullità. Da qui la reiezione del ricorso.
Una breve riflessione
La decisione della Suprema Corte, in linea con l’indirizzo consolidato, ribadisce la necessità di eccepire la nullità della ctu nella prima istanza o udienza utile successiva alla relativa notizia.
Interessante è il riferimento al rinvio chiesto ed ottenuto per esaminare la consulenza. Anche in tale ipotesi, il rinvio sana la nullità.
Secondo il ragionamento della Suprema Corte, difatti, la richiesta di un rinvio per esaminare sana la possibilità di eccepire la nullità dal momento che chi eccepisce la nullità non ha bisogno di conoscere il contenuto dell’elaborato.
In disparte, però, non può non evidenziarsi come l’interpretazione data dalla Suprema Corte sia eccessivamente rigorosa. Non si dimentichi, infatti, che all’interno dell’elaborato peritale si trovano i verbali delle operazioni peritali e la prova degli avvisi alle parti. Consultare la consulenza, mediante la richiesta di un termine per esaminarla, non vuol dire necessariamente esaminarla dal punto di vista tecnico, ma anche verificare la correttezza della procedura dal punto di vista formale.
Se questa è l’interpretazione offerta dalla Suprema Corte, al difensore non resta che, in caso di dubbio, eccepire (nonostante e comunque) la nullità dell’elaborato.
Viceversa, riteniamo che il termine per esaminare potrebbe consentire di poter ponderare adeguatamente la proposizione di una eccezione di nullità, ma a condizione che non si incorra in una sanatoria della nullità stessa.
avv. Filippo Pagano (f.pagano@clouvell.com)
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